1. IL SILENZIO DELL'ONU SUI QASSAM
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~Quale nazione permetterebbe un continuo bombardamento del suo territorio senza mai difendersi?
Da Israele lo si pretende.Il ritiro unilaterale israeliano dalla Striscia di Gaza non solo non è stato utilizzato dagli arabi palestinesi per porre le basi di una prima costruzione di uno Stato indipendente e democratico, ma è divenuto, dopo il golpe di Hamas, la base di lancio dei Qassam contro le città d'Israele.
Pur avendo occasione di governare in uno spazio territoriale significativo come Gaza, i gruppi terroristi di Hamas, al soldo del dispotismo iraniano,
hanno, dapprima, perseguitato e scacciato gli uomini di Fatah,
quindi hanno dato vita a un continuo attacco missilistico contro Sderot ed Ashkelon.
Tale attacco proditorio e criminale imperversa sulle città del Neghev da ben due anni e mezzo, provocando rovine e vittime tra la popolazione civile israeliana. Nessuna reazione internazionale c'è stata, in quella evenienza, né da parte dell'Onu, né da parte della Farnesina, che, oggi, di fronte all'intervento di Tsahal volto a neutralizzare i continui lanci di razzi palestinesi, reagiscono con tanta asprezza contro Israele tacendo sulle cause dell'azione.
La vittima sacrificale della follia terrorista di Hamas e dei suoi infami mandanti è, ancora una volta, la popolazione civile, dietro la quale, cinicamente, si nascondono coloro che con i Qassam seminano indiscriminatamente morte e distruzione fra i civili di Sderot e Ashkelon.
L'offensiva israeliana si è sviluppata sia con una serie di attacchi aerei, sia con l'ingresso dell'esercito nel territorio sul versante nord di Gaza, per tentare di neutralizzare i lanci dei razzi palestinesi in territorio israeliano. Ogni animo retto prova dolore e costernazione di fronte al dramma che vede le popolazioni civili vittime innocenti - sia palestinesi, sia ebraiche - della sconsiderata azione del terrorismo. Il segretario generale dell'Onu, ha chiesto la fine delle operazioni di neutralizzazione delle basi di lancio dei razzi palestinesi, da parte dell'esercito israeliano, ma non s'appresta alcuna soluzione fattibile per alleviare il peso di una situazione che, per Israele, si fa sempre più insostenibile.
Il presidente americano Bush ha lanciato l'appello alla cessazione delle violenze e alla necessità della ripresa del dialogo. Come sarà mai possibile l'accettazione di questa esortazione fintanto che nessuno fa cessare i lanci dei Qassam palestinesi? È lecito, per uno Stato che si rispetti, difendere il proprio territorio dagli attacchi che vengono sferrati da chicchessia, affinché ogni cattiva intenzione venga a essere scoraggiata, oppure tale prerogativa spetta solo e soltanto alla Turchia? L'Onu, da parte sua, poco o nulla ha fatto per bloccare l'azione venefica dei Paesi canaglia, come l'Iran e la Siria, che tanto palesemente manovrano i gruppi terroristi di Hamas e di Hezbollah, che lanciano continuamente sul territorio d'Israele i loro ordigni di morte e distruzione.
La condizione posta dagli israeliani, per bocca del ministro della Difesa Barak è chiara ed esaustiva, per chiunque voglia capire: "L'offensiva non potrà fermarsi fintanto che i Qassam palestinesi non cesseranno di cadere su Ashkelon e su Sderot". Ancora una volta Israele non può assolutamente permettersi il lusso di fidarsi degli organismi internazionali, che, regolarmente, evitano di andare a toccare i veri nodi che aggrovigliano la matassa e a intervenire sulle cause che bloccano qualsiasi tentativo di pacificazione. Israele, per non farsi stritolare dalla morsa che il totalitarismo di marca islamica cerca di stringergli attorno, deve essere uno Stato eccezionale, guidato da uomini e donne eccezionali, che siano in grado di fargli superare ogni asperità che gli si presenta sulla strada.
La tanto coraggiosa comunità internazionale, sempre pronta ad atti di condanna contro la "perfida" Israele, perché tace sui continui bombardamenti palestinesi? La tragedia, che ha colpito la popolazione di Gaza non nasce per caso, ma ritrova tutte le sue motivazioni nella vile assenza che le istanze internazionali hanno manifestato nel campo delle garanzie di spegnimento di qualsiasi fuoco di guerra e di minaccia alla pace nel Medio Oriente.
Riguardo all'Iran, poi, gran mallevadore di gruppi terroristi come Hamas ed Hezbollah, nulla si è fatto per frenarne e arrestarne la forsennata corsa all'armamento atomico, che ad irrisione dei vari "organismi di controllo", continua indisturbata a procedere. Non passa giorno che il piccolo Hitler, dalle tribune di Teheran, non proferisca minacce d'estinzione contro lo Stato ebraico. Il sud del Libano, in barba alla presenza delle truppe internazionali, è fortemente controllato dai terroristi di Hezbollah che si sono abbondantemente riarmati e che minacciano a nord il territorio d'Israele, tenendo, nel frattempo, in ostaggio lo Stato libanese. Il territorio di Gaza, scacciati con ignominia gli uomini e le strutture dell'Anp, vede il pieno predominio dei terroristi di Hamas, che ne hanno fatto una piattaforma di lancio di ordigni contro le città del Neghev, portando morte e distruzioni.
L'assenza degli organismi internazionali è stata massima e può ritenersi causa prima di ciò che sta succedendo nella regione mediorientale. È perciò nauseante e fuorviante qualsiasi accusa di olocausto rivolta contro Israele, che non fa che difendersi da un accerchiamento insostenibile. Mediti l'ineffabile signor ministro degli Affari esteri: spesso l'eccessiva equivicinanza, può essere uno strumento letale e sghembo, che può apportare solo visioni distorte e distorcenti della realtà.(L'Avanti, 5 marzo 2008)