IL MOVIMENTO MESSIANICO IN ISRAELE E NEL MONDO (2a parte)
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      di Antoinette Brémond

      Ogni assemblea messianica è autonoma e ha il suo proprio carattere. Tuttavia, nonostante le diversità, si può ugualmente parlare di «movimento messianico d'Israele». In alcune città, come Gerusalemme, Haifa, Tel Aviv in particolare, delle assemblee si ritrovano regolarmente diverse volte all'anno in occasione di una festa per lodare insieme, o, nel caso di una crisi politica, per intercedere. Inoltre, alcuni messianici di diverse congregazioni s'impegnano insieme in azioni sociali, nella musica o nella testimonianza.
          Dal 1981 i pastori messianici hanno sentito il bisogno d'incontrarsi. Tre volte all'anno ha luogo una Conferenza Nazionale di pastori e anziani.  Nonostante qualche tentativo, non ha potuto essere elaborata nessuna dichiarazione comune e non esiste un'autorità centrale che rappresenti questo movimento su scala nazionale. Dei convegni spirituali, organizzati regolarmente su scala regionale e nazionale, sembrano rispondere meglio ai bisogni dei leader. Dal 2003, che sia in Galilea o a Gerusalemme, sono invitati anche i pastori evangelici arabi. Anche i quadri delle assemblee russe e amariche, rimasti da parte per qualche anno a causa della lingua, si uniscono adesso ai convegni dei pastori di lingua ebraica. Dal 2001 viene organizzato due volte all'anno nel Negev un convegno nazionale di 3 o 4 giorni. 50-70 partecipanti si ritrovano insieme per ascoltare la Parola del Signore.
          Nel 1997 i leader messianici israeliani hanno creato una loro propria rete informatica che permette di avere rapide relazioni e informazioni intercomunitarie.
          
      La musica
         Poiché la lode ha un posto di primaria importanza nelle assemblee, bisognava comporre o tradurre dei cantici. Nel 1957 fu pubblicato un innario, «Chir hadash» (Un canto nuovo) con 200 canti e inni, di cui la maggior parte costituita da cantici evangelici, spesso molto belli, tradotti in ebraico. Nel 1976 è stato pubblicato un altro libro con 400 inni, tra cui dei Negro spirituals, dei canti di rinnovamento carismatico e altri delle assemblee messianiche d'America. Naturalmente tutto tradotto in ebraico. Ma ben presto sono apparsi dei cantici composti in ebraico, più popolari e semplici: qualche versetto biblico ripetuto. Erano più facili da cantare per i nuovi immigrati. Poi ha fatto il suo ingresso la chitarra. Dal 1979 i compositori messianici israeliani organizzano un congresso di musicisti messianici che permette loro di farsi sentire. I canti migliori sono raccolti e pubblicati in forma di libretti. Nel 1997 è stato pubblicato un libro di cantici messianici, costituiti in maggior parte da parole tratte dalla Bibbia. Alcuni canti riprendono delle preghiere ebraiche del sidur (libro di preghiere)
          Attualmente ci sono giovani compositori che spesso preferiscono scrivere parole di testa loro che esprimono la loro fede, la loro gioia, il loro amore per Yeshua. La musica molto ritmata spesso però rimane povera. «Arriveremo un giorno, noi israeliani, a scrivere degli inni, delle sinfonie, degli oratori, delle opere che tengano la ribalta?» si chiede David Loden, uno dei primi musicisti messianici d'Israele. Da tre anni, accompagnata da batteria, chitarre elettriche e da un pianoforte, una corale messianica composta da giovani e da qualche anziano, tutti israeliani, si esibisce a Gerusalemme. La sala è colma, e l'entusiasmo molto israeliano incoraggia questi giovani artisti.
          
      L'opposizione
         Dal punto di vista giuridico le assemblee messianiche sono delle associazioni dichiarate (amouta). In generale la loro presenza è accettata. Tuttavia l'opposizione esiste.
          Da certe autorità ebraiche i messianici sono accusati di essere missionari. Un documento sottoscritto dai leader di quattro denominazioni ebraiche (conservatori, ortodossi, liberali e riformati) rimprovera loro di essere «in conflitto radicale con gli interessi comunitari e il destino del popolo ebraico», e di esibire un «ebraismo che non è tale», cosa che spinge loro a «cercare di convertire i loro ex correligionari».
          Nel 1977 è stata votata una legge per frenare questo movimento. Divieto di evangelizzare i minorenni e di proporre un aiuto materiale allo scopo di indurre alla conversione. Il resto è legale.
          Nel 1997 e nel 1998 due nuove leggi anti-missionarie più incisive sono state presentate alla Knesset, ma non hanno avuto seguito. Bisogna dire che molto di quello che si racconta e si ripete su questi «missionari» spesso appartiene più al mito e al pregiudizio, e oggi è senza fondamento, salvo che per qualche rara eccezione.
          L'organizzazione Yad Leahim (la mano tesa ai fratelli), che riceve sussidi dal governo per la sua attività caritativa, ha un dipartimento anti-missionario molto organizzato ed efficace. Suoi obiettivi: scoprire i messianici, minacciarli e attirare su di loro l'odio dei vicini, dei padroni, dei proprietari e addirittura dei direttori scolastici. In certi casi estremi i ragazzi «scovati» devono lasciare l'edificio scolastico in cui i genitori li avevano iscritti, e degli adulti perdono il lavoro semplicemente a causa della loro fede. Dopo la nascita del movimento messianico, diversi sono stati minacciati, soprattutto dei pastori, e del materiale è stato rovinato. Sono stati appesi graffiti o poster con la foto del «messianico» del quartiere con la scritta «Pericolo». Alcune sale di culto sono state incendiate. Ma questo resta un eccezione. Citiamo in particolare la comunità di Arad, tartassata in questi ultimi anni dal gruppo ortodosso degli Hassidim de Gour, e i suoi membri insultati pubblicamente. Questo «odio profondo» che si manifesta in certi strati della popolazione non ha nulla di sorprendente, tanto è latente la paura di vedersi «rapiti» dei fratelli. Non si può pensare che questa paura si sia radicata in una lunga storia di persecuzione e di conversioni forzate?
          Un messianico, molto discreto, che era stato obbligato a traslocare con la sua famiglia, mi diceva: «Tuttavia, non ho fatto niente di male. Non ho niente da nascondere. Ho semplicemente incontrato il Messia d'Israele». Si pensa a quello che Gesù diceva ai suoi discepoli: «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome» (Luca 21: 17).
          Qualche esempio recente:
          In aprile 2008 il tribunale locale di Gerusalemme aveva accordato ad un'associazione messianica il diritto di restaurare l'interno di una casa che le apparteneva da 20 anni e che serviva come luogo di riunione e di attività caritative in collaborazione con alcuni abitanti del quartiere. Ma il Consiglio del quartiere Rehavia di Gerusalemme, mobilizzato da un'associazione anti-messianica e sostenuto dal Partito nazionale religioso, ha preso paura. Temendo l'influenza che avrebbero potuto avere questi messianici sul vicinato, sui ragazzi in particolare, ha fatto firmare una petizione indirizzata alla Corte Suprema per poter arrestare i lavori in corso.
          L'atmosfera anti-messianica è culminata in un attentato terroristico a Ariel, il 20 marzo 2008, contro un pastore e la sua famiglia, che per poco costava la vita al più giovane dei figli, di 16 anni, gravemente ferito. L'inchiesta non avanza, nonostante la videocamera installata davanti alla casa a causa delle minacce. Insabbiare questo affare sarebbe grave, perché aprirebbe la porta ad altri attentati.
          Alcuni rabbini hanno tentato di boicottare il concorso intenazionale della Bibbia che ha luogo ogni anno il giorno dell'Indipendenza. In effetti, Yad Lehim aveva scoperto che uno dei candidati selezionati da un concorso preliminare era un'ebrea messianica di 17 anni. Per questi rabbini, sostenuti dai due Grandi Rabbini d'Israele, lei non era ebrea e quindi non poteva rappresentare Israele in questo concorso. Ma il Ministero dell'Educazione ha dichiarato che dal punto di vista giuridico lei è ebrea. Il concorso dunque si è svolto con tutti i candidati selezionati. Una giovane israeliana di 15 anni ha vinto il concorso .
          Tuttavia, se nel 1986 la mia professoressa di ulpan [scuola di ebraico] diceva: «Gli ebrei messianici, questa cosa non deve esistere», il clima attuale è diverso. In particolare, la popolazione laica è più aperta alla diversità delle fedi. Nella stampa e alla televisione spesso si parla favorevolmente di questi messianici, presentandoli come leali cittadini.
          
      Jerusalem Institute of Justice (J.I.J)
         Un giovane avvocato messianico ha creato e dirige questo Istituto il cui nome è sufficiente per dire i suoi scopi. Appellandosi alla Corte Suprema d'Israele, questo Istituto vuole permettere, tra l'altro, ad ogni ebreo di trovare il suo posto in Israele indipendentemente dalla sua fede.
          Due anni mezzo fa, dodici ebrei messianici ai quali il Ministero dell'Interno rifiutava il diritto di cittadinanza in base alla Legge del Ritorno, avevano chiesto l'aiuto giuridico all'ufficio di avvocati collegato con J.I.J.
          Nell'aprile del 2008 questo Istituto ha ottenuto un successo: la Corte Suprema ha promulgato una sentenza stabilente che, secondo la legge, «essere ebreo messianico non impedisce di essere cittadino israeliano secondo la Legge del Ritorno». Una decisione molto attesa .
           J.I.J. lotta per permettere alla comunità ebrea messianica di essere riconosciuta semplicemente come uno dei tanti movimenti del mondo ebraico. Questo Istituto conduce anche altre battaglie, contro la povertà per esempio.
           
      Il moshav Yad Hashemona
         Nel 1974 Seppo Raulu, finlandese, ottiene da Golda Meir il permesso di fondare un moshav su una delle colline attigue a Abu Gosh. Con alcuni finlandesi costruisce un memoriale per onorare la memoria di 8 ebrei austriaci rifugiati in Finlandia e espulsi verso Auschwitz. E' Yad Hashemona (memoriale per gli otto). Questi finlandesi protestanti, venuti per aiutare Israele, vi creano un'impresa di falegnameria. I mobili e le infrastrutture comuni sono in puro stile finlandese.
          Nel 1989 tre ebrei messianici si uniscono a questi finlandesi. A poco a poco degli ebrei messianici sostituiscono i pionieri finlandesi. Nel 2008, su 15 membri fondatori, solo 4 sono finlandesi. Questo villaggio messianico si compone attualmente di 15 famiglie e di 8 celibi: 38 membri e una quarantina di ragazzi. Tutti hanno la nazionalità israeliana, acquisita qualche volta attraverso matrimoni. Una ventina di volontari internazionali condividono la loro vita e il loro lavoro.
          Negli ultimi anni questo moshav si è trasformato in un centro turistico, con una casa per ospiti, sale per conferenze e ristorante strettamente kosher che permette cerimonie religiose, matrimoni, bar-mitzva, anniversari... di tutte le tendenze.
          Nel 2000 il moshav ha inaugurato il suo «villaggio biblico», che permette di scoprire le condizioni di vita e di lavoro dell'epoca biblica. Una folla di visitatori israeliani viene a visitarlo, e spesso consumano lì un pasto. Alcuni temono l'influenza di questi messianici. Ma per Yad Hashemona la visita di questo museo biblico non ha niente a che vedere con velleità missionarie. Il moshav dice di aspirare a una coabitazione armoniosa e di voler trovare il suo posto nella società israeliana. Su questo punto, sembra che la sua integrazione sia perfettamente riuscita.
          
      Conclusione
         Questo movimento è diventato un ponte tra gli ebrei e i cristiani, come desideravano i suoi precursori? E' tempo che noi cristiani stiamo attenti a questa realtà nuova - ma a rifletterci bene piuttosto antica - dell'esistenza di ebrei che hanno incontrato il Risorto, Gesù Messia d'Israele, senza con questo perdere la loro ebraicità. E che possano contare sulla nostra solidarietà e la nostra preghiera.
      (Un écho d'Israèl, 15 maggio 2008 - trad. www.ilvangelo-israele.it)