Dopo aver considerato alcuni presupposti essenziali concernenti la base teologica e le caratteristiche della persona che vuole fare cura pastorale, vogliamo adesso vedere come si può
Tre principi basilari:
1. E' una follia dare dei consigli prima di aver ascoltato e capito il problema della persona.
Chi risponde prima di avere ascoltato, mostra la sua follia, e rimane confuso." (Prov. 18:13)
Non basta che il consulente cerca a capire le circostanze delle difficoltà che affronta la persona, egli deve anche comprendere come la persona ha risposto abitualmente a simili situazioni nel passato e quali sono i presupposti che strutturano e determinano le azioni.
ESEMPI:
Quando una moglie viene e dice: "Non amo più mio marito" non basta rispondere con dei versi biblici per dirle che deve sforzarsi comunque di amarlo e di essergli sottomessa. Di solito il problema che viene presentato è soltanto la punta dell'iceberg; sotto la superficie nascondono i problemi veri e determinanti. La cura pastorale deve, quindi, penetrare fino alle radici per offrire degli aiuti consistenti e reali.
Quando una persona obesa cerca aiuto non basta dire: "Devi mangiare meno", è necessario sapere cosa pensa sul mangiare, come veniva (o viene) visto il cibo nella famiglia, dai genitori? In una famiglia dove i genitori sono obesi anche i figli tendono ad esserlo. Il cibo per lui o per lei è un mezzo per coprire delle preoccupazioni?
Tutte le informazioni ricevute devono essere esaminate alla luce della Scrittura, per poter stabilire a quali cambiamenti bisogna mirare.
Pertanto è necessario raccogliere delle informazioni su tutte le aree della vita, per avere un quadro più completo.
Generalmente non si raccolgono subito tutte le informazioni. Nel frattempo si potrebbe dare dei compiti da eseguire che saranno utili a rivelare alcune aree della vita, e si può incoraggiare la persona, sottolineando che con il Signore Gesù Cristo è possibile raggiungere delle vere soluzioni.
Con alcune persone ci vuole del tempo perché si aprano, perché hanno paura di non essere comprese o di essere soltanto giudicate. È saggio non pronunciare dei giudizi definitivi se non si sono raccolte abbastanza informazioni. Anche quando si pensa dessere in possesso di un quadro completo, ogni giudizio deve essere passibile di eventuali integrazioni.
2. Mai dare l'impressione di sapere già tutto
"Lo stolto prende piacere, non nella prudenza, ma soltanto nel manifestare ciò che ha nel cuore." (Prov. 18:2)
Chi da dei consigli senza aver compreso la persona è pieno di sé. Quando vogliamo aiutare qualcuno dobbiamo essere veramente interessati a conoscere l'altro: i suoi pensieri, i desideri, le motivazioni e le sue credenze per poter aiutare in maniera appropriata.
3. Bisognerebbe conoscere anche le opinioni di tutte le persone coinvolte
"Il primo a perorare la propria causa pare che abbia ragione; ma viene l'altra parte, e lo mette alla prova." Prov. 18:17
Quando si parla di un problema che si situa in una relazione tra due o più persone e soltanto una di loro è presente, allora non si ricava un quadro oggettivo. È consigliabile tenere presenti anche gli altri coinvolti nella faccenda. Ogni membro ha il suo punto di vista che contribuisce a formare il quadro della situazione. Spesso le situazioni sono più complesse di quanto sembrano.
Quando una persona cerca aiuto si può porre le seguenti domande per aprire il dialogo:
Perché cerchi aiuto?
Che cosa hai fatto fino ad ora?
Come pensi che io possa aiutarti?
E' utile prendersi del tempo per riflettere sulle risposte e usarle come spunto per porre altre domande.
Le domande devono essere aperte e non tali da poter richiedere delle risposte con un sì o con un no. Le domande aperte cominciano con: dove, quando, quanto, come, cosa, chi
Dobbiamo raccogliere più informazioni possibili sul
a.) la condizione spirituale
La persona è credente o meno?
Facciamo bene a lasciarci raccontare come ha conosciuto il Signore e su che cosa si è basata la decisione di seguire Cristo.
C'è la consapevolezza dessere peccatore e che il peccato è un'offesa seria verso Dio? Forse si scoprirà una relazione con Dio molto superficiale.
Se la persona non è credente allora è un'eccellente occasione per testimoniare dell'Evangelo.
Se si tratta di una persona credente bisogna vedere fino a che punto è cresciuta.
E' la persona consacrata?
Ha delle responsabilità nella chiesa?
Ci sono altri credenti nella famiglia?
Riesce ad avere regolarmente un tempo di meditazione (devozione)?
Legge la Bibbia?
Testimonia?
Cosa pensa su Dio? (Alcuni pensano che le cose buone vengono da Dio e quelle cattive da Satana).
Quale, pensa che, sia lo scopo di Dio per la sua vita?
In che modo questa idea l'aiuta quando si incontrano delle difficoltà?
Cosa pensa di se stesso come figlio di Dio?
Ha fiducia che Dio possa cambiarla? ecc.
b.) la condizione fisica
Dio ci ha creati come una unità che comprende la persona esteriore e la persona interiore. La condizione fisica può, quindi, avere degli effetti a livello emozionale e spirituale e viceversa. Davide e Elia rappresentano degli esempi per ambedue le situazioni. Davide, dopo il peccato con Batseba, ha sperimentato degli effetti fisici Sl. 32:3-4.
Anche II Cor.4:16 sottolinea la connessione dell'uomo esteriore con l'uomo interiore "Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno"
Ci sono almeno 5 aspetti da prendere in considerazione:
- Sonno: problemi spirituali possono causare insonnia oppure il sonno irregolare può contribuire a dei problemi spirituali. E' importante, quindi, sapere quanto tempo la persona dorme.
- Alimentazione: anche il cibo può influenzare il comportamento. Il caffè, è uno stimolante, quanto ne beve?
- Esercizi fisici: molte persone fanno dei lavori con poco movimento e molto stress. Questo favorisce un incremento di sostanze chimiche (adrenalina) che producono energia e contraggono i muscoli. Ciò può causare delle ansie. Una buona dose di esercizi fisici può rilassare il corpo e contribuire al suo benessere.
- Malattie: vi sono delle malattie che sono il risultato di peccati personali (Salmo 32:3-4; 38:3; Prov. 14:30; 1.Cor. 11:30); ce ne sono altre che non derivano da una responsabilità personale, ma che possono causare delle difficoltà. Malattie come il diabete, l'epatite, l'ipertiroidismo ecc. possono favorire delle depressioni. In tali casi bisogna incoraggiare la persona a cercare il trattamento medico adeguato.
- Uso regolare di medicine: molte medicine hanno degli effetti collaterali e per questo motivo è importante sapere se la persona si serve regolarmente di determinati farmaci. Vi sono delle medicine che possono causare leggere depressioni; oppure degli antistaminici che provocano molta stanchezza. Come consulente si deve tener conto di tali possibilità e in alcuni casi conviene consigliare a cercare, insieme al medico, una terapia più adatta.
c.) la condizione emotiva
Qualcuno ha detto: "Le emozioni sono come un rivelatore di fumo." Le emozioni sono un segnale di qualcosa che si sta svolgendo nell'intimo della persona, ma non sono il problema stesso. Il rivelatore di fumo segnala l'incendio. Sarebbe assurdo spegnere soltanto il rivelatore e non il fuoco.
Non basta eliminare delle emozioni spiacevoli (ansia, paura, ira, depressione ), ma bisogna vedere il vero problema profondo e segreto.Le emozioni, i sentimenti, non devono essere ignorati, perché sono i segnali di quanto sta succedendo nel cuore della persona. Le emozioni possono essere controllate con l'aiuto dello Spirito Santo (I Cor. 10:13[1]) anche se sono così forti da ostacolare la persona a fare ciò che è giusto. E' importante sapere cosa la persona sente, come si sente e quali sono le conseguenze di tali emozioni.
d.) gli abitudini
Si deve capire quali sono le abitudini che la persona ha sviluppato per affrontare determinate difficoltà. Si può indagare su come si usa/va reagire nella famiglia di origine in circostanze avverse (urla, grida, evitare i confronti). Una coppia ha detto: noi non abbiamo mai litigato, perché quando si formava un conflitto lui se nandava. Sarebbe utile annotare in quali momenti o situazioni si presentano determinati comportamenti ed emozioni (preoccupazione, ira, depressione..). I modi d'agire hanno un impatto profondo sulle nostre emozioni e sulla condizione spirituale (tirarsi indietro, non parlare quando si viene offesi o feriti).
e.) le concezioni della vita
Quali sono le convinzioni, le aspettative, i valori e i desideri (Ebrei 4:12)?[2]
Quali sono le persone o le cose nei quali la persona confida, o che teme?
Da chi dipende, chi sta servendo e chi la controlla (Mat. 6:24)?[3]
Ci sono dei desideri buoni (voglio che mio marito si converta) che diventano dominanti, al punto di diventare degli idoli? Questo si può constatare osservando se la persona pecca quando il desiderio viene frustrato.
ESEMPIO
Quando una moglie fa di tutto per "convertire" il marito, tutta la sua vita gravita intorno a questo desiderio. Non sta amando e servendo Dio, perché Dio è stato rimosso dal primo posto della sua vita. Il suo desiderio è diventato peccaminoso. Non vedendo un buon esito può diventare amara, che rivela che non sta servendo Dio.
Raccogliere delle informazioni nell'area dei desideri e delle concezioni della vita è indispensabile, perché sono i desideri e pensieri che determinano le azioni e le emozioni e se sono sbagliati devono essere sostituiti con quelli secondo Dio (1.Cor.2:16 la mente di Cristo). Un vero rinnovamento, come lo intende la Scrittura, deve cominciare nel cuore, altrimenti il cambiamento non sarà duraturo.
Lista di domande (due allegati)
f.) comportamento non verbale
Anche il comportamento non verbale rivela e comunica qualcosa sui pensieri e sui sentimenti (Adamo ed Eva si nascosero).
L'espressione del viso può comunicare ira, preoccupazione, gioia, tristezza, ecc.
Forse la persona, che cerca aiuto, non alza lo sguardo mentre parla; qualcun'altra intreccia le dita.
Si può osservare come si siede la persona: chi si siede vicino a chi, si allontanano le sedie?
Tutte queste informazioni saranno utili per il quadro complessivo.
g.) tono di voce
Si può intuire dal tono della voce se l'altro è fiducioso o meno, se è impaurito o tranquillo, se è pieno dodio e risentimenti o interessato o diffidentemeno, mostrando un atteggiamento di . La persona in difficoltà può comunicare, senza parole, se vuole parlare di determinati temi o disponibilità o di chiusura, esitazione o deviazione.
Quando qualcuno si trova in una situazione difficile, che sia una relazione travagliata, un malattia o altro, spesso si lascia travolgere da una profonda disperazione e non riesce più a percepire la benevolenza di Dio.
Bisogna, quindi, porre un fondamento sul quale si poggia la speranza altrimenti un cambiamento vero non può verificarsi. La speranza biblica non è una specie di desiderio, ma l'aspettativa fiduciosa che si basa sulla natura di Dio e sulla sua Parola; non dipende dalle proprie risorse, dalle circostanze favorevoli o da altre persone e non è speculazione. E' invece l'attesa sicura che Dio controlla tutto (Sal 42:58; Lam. 3:24-25)[4].
Come si può favorire una visione fiduciosa, piena di speranza nella persona in difficoltà?
Rom. 15:4 "Poiché
tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra
istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che
ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza".
Paolo afferma che la Scrittura ha la facoltà di provvedere la
speranza per ogni situazione e che Gesù Cristo stesso è la
nostra speranza (I Tim. 1:1). Di conseguenza la speranza
vera può crescere soltanto se la persona conosce il Signore.
·
A alcune persone si deve spiegare l'Evangelo.
·
Alcune persone hanno un rapporto in maniera distante con Dio, non
un cammino giornaliero.
·
Quando qualcuno rischia di perdere la fede sotto il peso di una
difficoltà allora bisogna indagare sulla salvezza.
·
Alcuni credenti sono deboli o immaturi nella fede e necessitano
una maggiore conoscenza personale del Signore.
·
Cè chi ha conoscenza di molte verità bibliche, ma non ne
ha fatto l'applicazione personale, perciò non si sono verificate
delle trasformazioni.
Un aiuto
consisterebbe nel dare dei compiti che rivelano il grado di
maturità (leggere il libro di Marco e scrivere cosa si può
imparare su Gesù come persona).
E' possibile che la
persona in difficoltà abbia un'immagine sbagliata di Dio: come
giudice, crudele, bonaccione, vendicativo. Una tale immagine
errata ostacola la speranza del cambiamento.
Qualcuno può
pensare che fino a che continua a cadere nella stessa tentazione
non potrà avvicinarsi a Dio. Questa persona vede Dio come
qualcuno che punta il dito su ciò che non va bene. In questo
modo non si sviluppa la fiducia e la speranza. Quando, invece, la
visione di Dio viene corretta in modo corrispondente alle verità
bibliche allora la speranza può diventare una forte motivazione
(I Cor.10: 13; Rom. 8:28)[5] per il
cambiamento.
Le difficoltà
spesso accecano, annebbiano la persona e impediscono di
riconoscere i lati positivi di un problema, di una situazione. Si
tende a vedere soltanto il dolore, le sofferenze e le attese
frustrate e si trascura il fatto che Dio ha sempre uno scopo
benevolo per i suoi figli. Quando Dio ci priva di qualche cosa
Egli persegue uno scopo, come afferma Giac. 1:3-4: "Sapendo
che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza
compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e
completi, di nulla mancanti".
Quando la persona
in difficoltà intravede uno spiraglio di luce la speranza, che
è un sostegno nella difficoltà, viene accesa. Concentrandosi
sui lati negativi e penosi la persona tende a dimenticare sia i
beni materiali o fisici che Dio concede nella sua grazia. (Es.:
Una moglie credente che si lamenta del marito non credente e di
quanto lui sia mancante, potrebbe comunque trovare degli aspetti
positivi in lui, in quanto lavora e provvede alla famiglia: si
tratta di motivi per essere riconoscente).
Di solito la
persona provata tende a misurare le possibilità della soluzione
di un problema con le proprie forze e risorse fisiche e
spirituali; pertanto si dispera considerando la gravità di certe
difficoltà. Bisogna, allora, mettere in risalto quanto Paolo
afferma: "Ma in tutte queste cose, noi siamo più che
vincitori, in virtù di colui che ci ha amati" (Rom.
8:37).
"Dio è
potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo
sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate
per ogni opera buona" (II Cor. 9:8). "
Io posso ogni
cosa in colui che mi fortifica" (Fil.4:13).
Dio vuole potenziare i suoi con la Sua forza per affrontare il problema in maniera da essere vincitori. Considerando le risorse divine la persona può affrontare le difficoltà con speranza.
Succede che
qualcuno in difficoltà si è autodiagnosticato con l'aiuto di
materiale proveniente dal campo della psicologia o è stato in
cura da uno psicologo o psichiatra. Spesso questa persona è in
grado di fare una descrizione del proprio problema sulla base di
teorie psicologiche che la mettono in una posizione di vittima e
dalla quale non c'è una vera via d'uscita. Tale persona viene
categorizzata sulla base dei sentimenti, dei pensieri e dei
comportamenti che si possono osservare. Ma non si va a fondo fino
alle cause del problema.
Una tale diagnosi
può essere motivo di disperazione, perché sembra che non ci
siano vie d'uscita quando si pronuncia una diagnosi. Quando
invece, si riconosce che i problemi "psicologici" sono
in fondo problemi spirituali (in qualche modo connessi con il
peccato mio o di altri), si apre uno spiraglio di speranza, perché
Cristo è venuto per liberare coloro che vivono sotto il giogo
del peccato.
La speranza può
anche crescere essendo la persona che aiuta un esempio di
speranza e di fede. Efesi 3:20 - "Or a colui che può,
mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più
di quel che domandiamo o pensiamo"; "Gesù
disse:
'Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è
possibile."
Gli esempi biblici
sono una buona risorsa di speranza. Vedendo che altre persone
hanno affrontato simili situazioni, vedendo che non si è l'unica
persona che si trova in difficoltà, osservando come altri hanno
lottato e sperimentato la presenza di Dio, tutto ciò può
diventare fonte di speranza (Rom. 15:4). Persone che sono piene
di speranza possono fare grandi cambiamenti; lì dove manca la
speranza l'impegno finirà in un fallimento. Gesù è la nostra
speranza e noi dobbiamo incoraggiare coloro che sono senza
speranza, a trovarla in Lui.
Dopo aver raccolto
tutte le informazioni possibili esse devono costituire la base
per fare delle conclusioni sul problema/i della persona. Dobbiamo
analizzare le informazioni, da un punto di vista biblico per
giungere a delle strategie che portano a una soluzione. L'analisi
delle informazioni serve quindi al consulente per capire la
problematica; egli, in seguito, deve spiegare la sua analisi e le
conclusioni alla persona che cerca aiuto, affinché essa possa
giungere alla comprensione del vero problema e delle sue cause
dal punto di vista biblico. La persona deve poter riconoscersi
nell'analisi e ammettere che l'interpretazione corrisponde alla
sua reale situazione. Soltanto così la persona sarà disposta a
seguire il consiglio in quanto adeguato al problema.
Interpretare le
informazioni è un compito difficile e richiede molta saggezza e
delicatezza da parte del consulente. Per aiutare nella
strutturazione e nella concettualizzazione è utile porsi alcune
domande:
Anche se si deve essere molto cauti nel categorizzare delle persone possiamo trovare nella Scrittura alcune categorie utili per l'interpretazione.
La prima è: credente o non credente? Il credente ha accesso a delle risorse che il non credente non ha. Quando si tratta di un credente è opportuno descrivere il suo stato spirituale riguardante la sua relazione con Dio ed il suo impegno a vivere la sua fede. C'è da chiedersi se la sua fede è una convinzione personale oppure è una conseguenza del fatto di essere cresciuto in una famiglia credente. Questo aspetto incide poi sull'approccio nell'insegnamento.
Un'altra categoria è la maturità o l'immaturità.[6] Con maturità s'intende la capacità di mettere in pratica i principi biblici. I credenti immaturi spesso sanno molte verità della Parola di Dio, ma non le praticano. Anche questo fatto incide sull'andamento della cura: si deve dare "latte" o "cibo solido". I credenti maturi di solito sanno cosa devono fare quando si trovano in difficoltà e hanno bisogno piuttosto di sostegno per realizzarlo, mentre i credenti immaturi necessitano d'istruzione per poter fare dei passi.
In 1.Tess.5:14
ci vengono presentati altre categorie: "Vi esortiamo,
fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli
scoraggiati, sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti."
I disordinati: la parola che viene adoperata per stare fuori linea, fuori tempo; contiene l'idea di qualcuno che manca di sottomissione, che è in ribellione ed è testardo. Si può pensare a delle persone che amano avere delle opinioni diverse dagli altri credenti e che contraddicono spesso gli anziani creando così confusione e disordini. Queste persone devono essere ammonite.
Gli scoraggiati (persone con piccola anima): il problema di queste persone non è la ribellione, ma lo scoraggiamento a causa forse della perdita di una persona cara, o di una prova o di una delusione che provoca un sentimento di sconfitta e di mancanza di ambizione. Questi sono da incoraggiare.
I deboli (senza forza): qui si può trattare di una qualche limitazione o di una debolezza fisica o spirituale in forma di mancanza di istruzione, di opportunità, di finanze, oppure di problemi fisici. Queste persone hanno bisogno di essere accompagnate, di una spalla per appoggiarsi, hanno bisogno di un aiuto concreto e qualcuno vicino che è amico e non dà importanza, non si scandalizza dal loro difetto o dalla loro imperfezione.
Si tratta forse di
sentimenti dinferiorità? O di qualcuno che "confida
nella carne"? A questo proposito la Bibbia dà delle
risposte precise: Filip.4:13 o 2.Cor.12:9-10[7].
Spesso nella vita della persona s'intrecciano più di un problema e il consulente deve capire quale sia quello principale. (Es.: la mancanza di sonno può limitare la capacità di risolvere dei problemi e viceversa). Il consiglio varia a seconda della risposta. Quando s'incontrano più problemi bisogna esaminare e osservare se ci sono delle abitudini o dei modi di fare o di reagire che accomunano tutti i problemi. Un tale denominatore comune può spiegare molti aspetti della vita.
Un motivo è la
comprensione errata di cosa significa un cambiamento biblico.
Spesso si pensa che il cambiamento debba verificarsi da un
momento all'altro, cioè come un effetto momentaneo dopo una
preghiera, magari. Il cambiamento biblico è, invece, la
disciplina nella santificazione che richiede la cosciente
collaborazione e il volere della persona. Questo deve essere
spiegato. Alcune domande possono essere utili:
- Ci sono delle indicazioni perché la persona non è stata in grado di risolvere il problema da sola?
-
L'incapacità di cambiare è radicata nel "non volere"
o nel "non sapere come"?
-
Quali fattori circostanziali contribuiscono ad aggravare il
problema (Prov.22:24-25) Non fare amicizia con l'uomo
collerico, non andare con l'uomo violento, perché tu non impari
le sue vie ed esponga te stesso a un'insidia. ?
- Quali sono le idee errate che contribuiscono al problema?
I motivi possono
essere numerose: una moglie (marito) che ha dato un ultimatum; il
desiderio che il consulente cambi il figlio o il coniuge;
qualcuno che è stato obbligato a venire, ma non vuole cambiare;
qualcuno che desidera un sostegno di preghiera per cambiare una
determinata situazione; qualcuno che cerca simpatia per la sua
situazione, ma non un cambiamento; si cerca un cambiamento
momentaneo o si è pronti a intraprendere un cammino nel tempo?
Anche le
motivazioni al cambiamento possono variare: qualcuno vuole
cambiare per essere accettato dagli altri; un coniuge vuole
cambiare affinché anche l'altro cambi; qualcuno vuole cambiare
perché sente il peso della coscienza.
Il motivo giusto
per un cambiamento è quello di voler piacere e glorificare Dio (2.Cor.5:9;
1.Cor.10:31).
Nell'analisi
delle informazioni il consulente può considerare casi analoghi a
quello che sta affrontando, però deve vigilare ed essere
cosciente che le cause possono differenziare l'uno dall'altro:
noi siamo tutti diversi. ATTENZIONE A NON GIUNGERE A CONCLUSIONI
AFFRETTATE PRIMA DI CONOSCERE TUTTE LE EVIDENZE! L'analisi, a
questo punto, è un tentativo e deve lasciare aperta la
possibilità di essere rettificata.
Il
consulente, quindi, dopo aver analizzato le informazioni deve
fare delle conclusioni provvisorie su quanto ne ha ricavato. Egli
cerca di formulare possibili spiegazioni per il problema,
spiegazioni che devono in seguito essere confermate o rigettate.
Le conclusioni devono includere un'analisi delle motivazioni del
cuore (visto come istanza più profonda dell'essere umano che
genera i comportamenti), cioè dei desideri, degli idoli, di ciò
in cui una persona confida. Soltanto l'identificazione delle
cause a questo livello può generare un cambiamento vero e
duraturo che onora Dio.
Se
la persona non conferma le conclusioni il consulente deve
continuare a porre altre domande e dare altri compiti adeguati
che rilevano ulteriori informazioni. In tutto questo processo il
consulente deve confidarsi nel Signore, affinché Lui lo guidi
nelle sue riflessioni e nella identificazione del vero problema.
La preghiera è essenziale per tutta la durata della relazione di
aiuto, perché Dio conosce il cuore dell'uomo e soltanto Lui può
rivelare alle persone in difficoltà e al consulente la verità.
Nel
percorso del processo della cura pastorale si cerca, quindi, di
individuare il (i) problema(i) di fondo con tutte le sue
ramificazioni e conseguenze, per poi ricercare gli elementi da
sostituire secondo la Parola di Dio. A questo proposito
l'insegnamento prende un posto di grande rilevanza, in quanto
costituisce la base sulla quale si progetteranno le strategie del
cambiamento.
L'istruzione,
o l'insegnamento è di vitale importanza nel processo della cura
pastorale. Le verità e le dottrine bibliche devono essere
insegnate, perché esse hanno delle implicazioni per la vita. Per
questo motivo il significato dei termini biblici deve essere
spiegato e approfondito, soprattutto perché alcune espressioni
non fanno più parte del nostro linguaggio e alcune situazioni
bibliche (parabole) non appartengono alla nostra esperienza
diretta. Espressioni come giustificazione, santificazione,
pentimento, rigenerazione ecc. contengono dei concetti che per
una persona credente da poco tempo, e non solo, sono carichi di
altri contenuti. Le spiegazioni e le precisazioni sono
inevitabili se si vuole aiutare la persona nella lettura e nella
comprensione personale della Bibbia.
Tutta
la Scrittura, non soltanto alcune parti fa parte del consiglio di
Dio e di conseguenza il consulente può attingervi per le sue
illustrazioni e per i suoi insegnamenti.
Il principio sopra
citato è anche valido per l'interpretazione di versetti o brani
della Scrittura. Versi e brani devono essere interpretati nel
contesto di tutta la Scrittura. Non rispettando il contesto si può
arrivare a delle eresie e, fornire un cattivo esempio di lettura
biblica per la persona che si vuole aiutare. Es.: Salmo 37:4
"Prendi il tuo diletto nell'Eterno, ed egli ti darà quel
che il tuo cuore domanda." Spesso si intende che qualcuno
che crede nel Signore Gesù riceverà quello che desidera. Questo
è alquanto errato perché la prima parte del verso richiama a
una ricerca della volontà di Dio, e di conseguenza, il desiderio
del cuore sarà la realizzazione della Sua volontà, per la quale
Egli promette l'adempimento.
Infatti, se si
considera il verso successivo ("Rimetti la tua sorte
nell'Eterno, confida in Lui ed egli opererà") il lettore
viene chiamato a lasciare le proprie preoccupazioni al Signore,
Lui si prenderà cura della vita. Ci vuole, quindi, una accurata
interpretazione della Scrittura affinché si possano ricavare
delle applicazioni giuste ed appropriate per la situazione.
I criteri della
Scrittura con l'aiuto di piccoli adattamenti sono validi e
traducibili per ogni popolo e cultura, sono transculturali. I
problemi basilari dogni cultura sono gli stessi: per tutti
gli esseri umani valgono i comandamenti ad amare Dio e il
prossimo. Le norme umane, invece, sono fluttuanti, cioè cambiano
a secondo delle pressioni sociali e morali da parte di
determinati gruppi nella società. Per la cura pastorale ciò
significa che il consulente può, con certezza, trasmettere le
norme divine, perché esse sono immutabili, chiare e a
disposizione di tutti. Egli può fare delle promesse nel nome
della Parola di Dio, può incoraggiare sulla base della Parola
infallibile, cosa che nessun consulente del mondo può fare. Colui
che fa cura pastorale deve dichiarare e sottolineare dal
primo momento che i suoi criteri sono quelli della Parola di Dio
e che lui cercherà di attenersi ad essi nelle sue riflessioni
e conclusioni.
Esiste il pericolo che durante il processo di cura pastorale ci si soffermi a cercare una soluzione per un problema senza andare a fondo e senza considerare il principio che è stato violato. Insegnando le norme divine la persona impara ad usarle anche in circostanze analoghe.
La Scrittura, nella
sua essenza, si concentra su Cristo e l'opera Sua per l'umanità:
ogni brano alla fin fine porta a Cristo, perché Lui è la Parola
(Giov.1:1). La cura pastorale, quindi, deve porre l'enfasi su
Cristo e su quello che ha fatto per noi durante il suo soggiorno
sulla terra; quello che Lui fa per noi oggi, cioè la sua
intercessione continua alla destra di Dio, e quello che Lui farà
per noi in futuro. Tali considerazioni mettono in risalto anche
l'opera dello Spirito Santo nella vita del credente. Cristo non
deve essere considerato una appendice o un mezzo per soddisfare i
propri desideri, ma deve essere esaltato come Colui che "toglie
il peccato del mondo".(Giov.1:29). Il credente possiede
in Cristo tutte le risorse per superare dei momenti e delle
situazioni difficili e schiaccianti; questa verità è valida
anche per coloro da poco convertiti. Dal momento della
conversione Cristo abita nella persona (Col.1:27), come anche lo
Spirito Santo (Rom.8:9) e dalla "sua pienezza noi abbiamo
ricevuto, e grazia dopo grazia"(Giov. 1:16). La cura
pastorale biblica deve condurre la persona a Gesù Cristo come
l'inizio e la fine di ogni cosa.
L'insegnamento
deve sfociare in cambiamenti, produrre delle azioni che
corrispondono alla volontà di Dio. Non basta sapere cosa dice la
Scrittura, cioè la teoria, ma da essa devono scaturire delle
azioni pratiche che avvicinano la persona sempre di più
all'atteggiamento e al comportamento secondo Dio. Col.1:9-10
"non cessiamo di pregare per voi e di domandare che diate
ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio con ogni
sapienza e intelligenza spirituale, perché camminiate in modo
degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in
ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio."
Questi versi spiegano inconfondibilmente a cosa deve mirare
l'istruzione e la conoscenza, e cioè a una vita degna del
Signore, cosa che deve esternarsi in azioni e comportamenti
visibili.
I
passi pratici consistono in due processi: svestirsi del vecchio
uomo, vale a dire del modo di vivere secondo il mondo e i propri
desideri e vestirsi dell'uomo nuovo, secondo Cristo, che agisce
secondo le norme divine. Il consulente non deve denunciare
solamente ciò che è peccaminoso, ma deve anche indicare
l'atteggiamento, le motivazioni ed il comportamento da adottare.
L'esempio della casa dalla quale è stato cacciato un demone e
poi rimasta vuota dando l'occasione al demone di ritornare con
altri demoni, dimostra drammaticamente cosa può succedere se le
motivazioni ed azioni malvagie non vengono sostituite con quelle
secondo Dio. Vecchie abitudini, pensieri e motivazioni devono
trovare una divina alternativa. Es.: Un ladro non rubi più, ma
lavori e dia agli altri; Non usare delle parole cattive, ma
parole che edificano: NON LASCIARE IL VUOTO!
Praticare i
principi appresi sembra essere un aspetto molto difficile, perché
si tratta di cambiare delle abitudini, dei pensieri e delle
motivazioni, cioè dei modi di vivere ben radicati e ciò
richiede un enorme impegno. Filip.4:9 "Le cose che
avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il
Dio della pace sarà con voi". Paolo parla qui
dell'importanza del mettere in pratica quanto si è appreso. La
promessa della pace di Dio è il risultato dell'ubbidienza
continua, praticando ed applicando le norme divine. Quando
qualcuno deve cambiare abitudini sperimenta dei fallimenti, delle
ricadute, degli scoraggiamenti. Il consulente deve sostenerlo nei
suoi primi passi e incoraggiarlo a rialzarsi e a continuare nel
nuovo modo di vivere. Voler vivere secondo Dio è un battaglia
spirituale! Ma Dio benedice ogni impegno e ogni piccolo passo
verso il cambiamento.
La Parola di Dio ci
parla di persone che sono state cambiate tramite la fede in Gesù
Cristo: 1.Cor.6:9-11 "Non v'illudete: né
fornicatori, né idolatri
erediteranno il regno di Dio. E
tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati
santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù
Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio." Nella
potenza di Dio è possibile imparare a mettere in atto nuovi modi
di vivere, come afferma Paolo anche in Fil. 4:11 "Non
lo dico perché mi trovi nel bisogno, poiché io ho imparato ad
accontentarmi dello stato in cui mi trovo." Tutti
possono imparare a vivere secondo il disegno di Dio.
Il cambiamento si
deve realizzare attraverso la pratica; si tratta di un processo
graduale per il quale si possono assegnare dei compiti in modo da
facilitarlo. Il salmista (Salmo 119:71) si esprime così: "E'
stato un bene per me l'afflizione subita, perché imparassi i
tuoi statuti." Alla comprensione dei principi di Dio
egli ha aggiunto una conoscenza pratica di essi, tramite le
afflizioni.
I
compiti devono contribuire:
*
Alla conoscenza della dottrina della Scrittura
per poter estrarre le ricchezze della Scrittura per ciò che
riguarda la comprensione, la convinzione, le promesse e la guida
riguardante le circostanze specifiche di questo momento
particolare della sua vita.
*
Alla conoscenza della dottrina della responsabilità umana
I compiti devono aiutare colui che cerca aiuto a comprendere sè
stesso davanti a Dio, ad affidarsi e a camminare responsabilmente
davanti a Lui. a renderlo responsabile per i cambiamenti che
devono avvenire nella sua relazione con Dio e il prossimo.
*
Alla conoscenza della dottrina di Dio
I compiti offrono una opportunità di mettere Dio in risalto e a
chiarire quali sono le cose che fanno parte della propria
responsabilità e quali devono essere affidate a Dio. Inoltre i
compiti, che sono Dio-centrici, aiutano ad impedire che si crei
una dipendenza col consulente e conducono ad una dipendenza più
fiduciosa in Dio.
*
Alla conoscenza della dottrina del peccato
La Scrittura agisce come lo specchio nel quale colui che cerca
aiuto vede sè stesso così come egli è in realtà. Questi
compiti aiutano a riflettere sul modo di comprendere il problema
e conducono a dei cambiamenti specifici.
·
Alla conoscenza della dottrina della santificazione
progressiva
I compiti devono incoraggiare colui che cerca aiuto nel processo di cambiamento, evidenziando che si tratta di un processo che comprende l'arco di tutta la vita. Inoltre essi l'aiuteranno a rendersi conto che il suo cambiamento è anche legato agli altri costantemente.
·
I compiti sono utili perché:
a)
Chiariscono il fatto che colui che cerca aiuto deve collaborare.
b)
Danno la possibilità al consulente di avere delle informazioni
importanti.
c) Aiutano colui che cerca aiuto a continuare ad approfondire quello che è stato detto durante la conversazione.
d) Incitano il consulente come anche
colui che cerca aiuto ad esprimersi concretamente.
e) Aiutano il consulente a verificare se lui è stato capito bene o no e se colui che cerca aiuto collabora al proprio cambiamento.
*
Hanno un fondamento biblico
Ciò
fa capire a colui che cerca aiuto che la soluzione si trova nella
Parola di Dio.
Gli
dà la possibilità di fare nuove esperienze con la Bibbia.
*
Devono essere pratici e specifici
per
quanto riguarda il campo dei pensieri, dei sentimenti, del comportamento,
delle motivazioni, degli scopi e della visione di Dio,
perché
colui che cerca aiuto deve sapere esattamente quello che deve
fare.
*
Devono essere ispirati dalla conversazione
Devono
avere un legame con quello di cui si è parlato e percepito
durante il dialogo. All'inizio possono essere dei compiti che
hanno come scopo quello di raccogliere più informazioni. Più
tardi si daranno dei compiti che devono aiutare a individuare i
legami che ci sono in tutte le diverse aree della vita per poi
iniziare a lavorare per un cambiamento.
*
Devono essere adattati alla persona di colui che cerca aiuto
Ogni
persona ha il suo modo di imparare perciò il consulente deve
scoprire quali sono i modi di apprendimento di colui che cerca
aiuto.
-
Lettura
-
Scrittura
-
Ascolto di cassette
-
Fare delle cose pratiche
-
Lavoro individuale o collettivo
-
Aiuti visivi ecc.
1. Scrivi tutti quegli eventi dove i tuoi genitori o altre persone hanno peccato contro di te e dove tu hai peccato contro di loro.
2. Scrivi quelle cose in cui ti sembra essere come tuo padre o tua madre e scrivi anche cosa 1 Pietro 1:18-19 (sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri), ha da dirti a questo riguardo.
3.
Studia Giacomo 4:1-4[8] e chiediti se questo
testo si applica alla tua esperienza.
4.
Leggi Efesini 1-3 e rispondi a queste due domande:
Chi
sono io?
Come
lo sono diventato?
5. Scrivi una lista di passi pratici che intendi fare per quel che riguarda il tuo uso del cibo.
6.
Scrivi un diario dove annoti gli eventi più importanti della
giornata.
7. Leggi il Salmo 73 e chiediti quali sono i tuoi sentimenti verso Dio e come li manifesti.
8. Fa una lista di tutto ciò che tu ti aspetti dagli altri. Poi leggi Matteo 5:37; 7:12[9] e mettilo in pratica.
INFORMAZIONI
SU DIVERSE AREE DELLA VITA
1.
Relazioni nella famiglia e nel matrimonio
a. Concetti diversi sul matrimonio
b. Aspettative diverse
c. Vedute diverse dei ruoli marito - moglie
d. Modi diversi per prendere delle decisioni
e. Modi diversi per risolvere i conflitti
f. Problemi con genitori e suoceri
g. Credi diversi
h. Denaro
i. Sessualità
k. Vita di famiglia e educazione figli
l. Interessi diversi
2.
Relazione con Dio
Spesso accade che colui che si trova in difficoltà vede Dio
attraverso il suo problema. Il suo problema influenza la sua
veduta di Dio
a. Come esperimenta Dio?
b. Che cosa sente nei confronti di Dio?
c. Secondo lui, qual è la responsabilità di Dio in questo
problema?
d. Come cambia la sua relazione con Dio quando sta meglio o
peggio?
e. Come esprime i suoi sentimenti verso Dio?
f. Che cosa si aspetta dalla preghiera?
g. Chi è Gesù per lui?
3.
Relazioni nei confronti della chiesa
a. Ha soltanto delle aspettative o cerca di servire?
b. Critica o si sottomette?
c. Frequenta?
d. Come è la relazione con gli anziani?
e. Vede la chiesa come un posto dove realizzarsi?
4.
Lavoro, professione, tempo libero
a. Come si svolge la giornata?
b. La sua professione lo soddisfa? Quali sono le esigenze del
lavoro?
c. Quali sono le sue relazioni con i suoi compagni di lavoro?
d. Cosa fa nel tempo libero?
5.
Sessualità
a. Come si vede nel suo essere uomo/ essere donna?
b. Come vede la sessualità: dono o peso?
c. Masturbazione?
d. Sentimenti omosessuali?
e. Come tratta le fantasie?
f. Quale posto hanno i massmedia?
g. Ci sono desideri insoddisfatti?
h. Single - sessualità?
i. Relazione con l'altro sesso?
k. Dove e da chi ha ricevuto l'educazione sessuale?
6.
Natura, denaro
a. E' riconoscente?
b. Qual' è la sua relazione con la bellezza della creazione?
c. Qual' è la sua relazione con il denaro?
d. E' capace di dare, lasciare..?
7. Corpo
e salute
a. Rifiuto del proprio corpo?
b. Esaltazione della bellezza e della salute?
8. Malattie ed incidenti
a. Ha avuto un incidente con ferite al cranio, coma?
b. Ha problemi con cuore, tumori, reumatismi, diabete, ecc?
c. Cambiamenti ormonali dopo il parto o menopausa?
d. Prende medicine, quali?
e. Dorme abbastanza?
9. Alcune
domande generiche che riguardano il problema:
a. Descrivi il tuo problema.
b. Quando è iniziato il tuo problema?
c. Quali sono state le circostanze nelle quali ha avuto inizio il
tuo problema?
d. Che cosa hai intrapreso?
e. Che cosa pensi sarebbe diverso senza questo problema?
f. In quale circostanze il problema si acutizza / o si calma?
g. Che cosa ti aspetti dalla cura pastorale?
DOMANDE
PER SCOPRIRE MOTIVAZIONI E SCOPI
1.
Che cosa volevi, vuoi, desideri, cerchi, speri?
2.
Quali sono le tue aspettative ed intenzioni?
3. Che cosa
vuoi fare? Vuoi quello che tu desideri o vuoi vivere sotto la
Signoria di Cristo?
4.
Dove cerchi sicurezza, significato, felicità , soddisfazione e
consolazione? In che cosa poni la tua fiducia?
5.
Che cosa ti farebbe felice?
6.
Che cosa temi? Qual è la tua più grande preoccupazione?
7.
Come definisci il successo o l'insuccesso in una determinata
situazione?
8.
Qual' è l'immagine di te stesso? Cosa vorresti/dovresti essere?
9. Cosa considereresti come la cosa più
importante della tua vita se tu fossi in punto di morte?
10.
Quali pensi siano i tuoi diritti?
11.
Quando sei sotto pressione a chi ti rivolgi o cosa fai?
12.
Per che cosa preghi?
13.
A che cosa pensi spesso? Dove vanno i tuoi pensieri
istintivamente quando ti alzi?
14.
Di che cosa parli? Che cosa è importante per te?
15.
Quali sono le tue fantasie più caratteristiche? Sogni?
16.
Che cosa ti riempie di gioia? Che cosa ti spaventa?
17. Quali sono i
comportamenti che si ripetono quando ti agiti, quando hai paura,
quando sei depresso o abbattuto, quando sei pieno di speranza ,
quando sei felice?
[1] 1Co 10:13 Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscirne, affinché la possiate sopportare.
[2] " la parola di Dio è vivente ed efficace, , e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore."
[3] Mat 6:24 Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona.
[4] Sal 42:11 Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me? Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio. Lam 3:24-25 «Il SIGNORE è la mia parte», io dico, «perciò spererò in lui». Il SIGNORE è buono con quelli che sperano in lui, con chi lo cerca.
[5] 1Co 10:13 Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscirne, affinché la possiate sopportare. Ro 8:28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno.
[6] Eb 5:12
Infatti, dopo tanto tempo dovreste già essere maestri; invece
avete di nuovo bisogno che vi siano insegnati i primi elementi
degli oracoli di Dio; siete giunti al punto che avete bisogno di
latte e non di cibo solido.
13
Ora, chiunque usa il latte non ha esperienza della parola di
giustizia, perché è bambino;
14 ma il cibo solido è per gli adulti; per quelli, cioè, che per via dell'uso hanno le facoltà esercitate a discernere il bene e il male.
[7] Fili 4:13 Io
posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica.
2Co 12:9-10 egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte.
[8] Giac 4:1 Da
dove vengono le guerre e le contese tra di voi? Non derivano
forse dalle passioni che si agitano nelle vostre membra?
2
Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete
ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non
domandate;
3
domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei
vostri piaceri.
4 O gente adultera, non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.
[9] Mat 5:37 Ma il vostro parlare sia: "Sì, sì; no, no"; poiché il di più viene dal maligno.
Mat 7:12 «Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti.