"Unifil 2, Hezbollah riarma e l’Onu sta a guardare", di Franco Londei

Quando nel settembre 2006 prese il via la missione Unifil 2, si prefiggeva non solo di frapporsi tra le parti in conflitto, ma anche di sostenere l’esercito libanese nel disarmo delle milizie Hezbollah. Certo, le regole di ingaggio erano ferree: i militari, se attaccati, potevano rispondere al fuoco, potevano difendersi senza aspettare il solito tran-tran della linea di comando Onu e potevano, in casi estremi, intervenire a supporto dell’esercito regolare libanese.
Alla fine di ottobre cosa è stato fatto in sostanza per ottemperare alla risoluzione 1701?
Niente. Anzi, le milizie Hezbollah invece di disarmarsi hanno provveduto puntualmente a riarmarsi con nuove armi e nuovi sistemi d’arma; hanno preso il monopolio della ricostruzione (che vuol dire milioni di dollari); hanno spostato i loro centri di comando in zone ancora sconosciute alla intelligence israeliana; hanno dichiarato (con la forza delle armi) che non solo non accetteranno il disarmo ma che quella zona del Libano è zona loro.
Ma la vera ciliegina sulla torta l’hanno offerta i francesi, chiedendo il permesso di sparare sugli aerei israeliani, che sorvolano quotidianamente il sud del Libano.
Cosa accade nello scacchiere medio-orientale piombato improvvisamente in un silenzio mediatico assordante?
Si è scoperto ultimamente che Hezbollah non vede molto di buon occhio i militari italiani e tutto grazie a un accordo che risale al 13 giugno 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n° 130 del 7 Giugno 2005 diventato legge nel maggio 2005 tra Italia e Israele denominato ‘Memorandum per la cooperazione militare’, secondo il quale Italia e Israele avviano una cooperazione che riguarda anche l’importazione, l’esportazione e il transito di materiali militari, l’organizzazione delle Forze armate e l’attività di formazione e addestramento. Insomma, secondo alcuni illuminati islamisti di rango (guarda caso italiani), l’Italia sarebbe partita a spron battuto solo per difendere i suoi interessi (si parla di un accordo da 181 milioni di dollari in tecnologie di interdizione, sorveglianza e guerra elettronica) che coincidono con quelli di Israele e non, quindi, per una missione di interposizione e pacificazione. Sempre secondo i medesimi illuminati islamisti, l’Italia sarebbe arrivata a offrire una ‘corposa’ partita di armi all’esercito libanese, così da metterlo in condizione di disarmare Hezbollah e quindi di fare un favore a Israele.
Di contro, sempre in questo assordante silenzio, nessuno ha fatto notare che ogni giorno atterrano in Siria gli Antonov provenienti dall’Iran con le nuove scorte di missili e tecnologie destinate a Hezbollah.
Nessuno ha fatto notare che una nota fabbrica di armi, la russa Kbp, produttrice di sistemi d'arma antiaerei, ha concluso con Siria e Iran un contratto da centinai di milioni di dollari per la fornitura della sua migliore creatura, cioè il sistema missilistico terra-aria Pantsir, derivato dalla famosa serie Sam, leggero e altamente portatile, che può operare in movimento su qualunque veicolo e può raggiungere aerei a quote altissime.
Nessuno ha fatto notare che a Cipro è stata bloccata una nave diretta in Siria, che ufficialmente doveva contenere frigoriferi destinati al Libano e che invece conteneva diciotto camion con radar mobili per la contraerea e tre veicoli con apparecchiature di controllo in palese violazione alla risoluzione 1701 che vieta il commercio di armi dirette in Libano.

In compenso, per riprendere il concetto di ‘basso profilo’ enunciato dal generale Bernardi su queste Pagine, il nostro ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, in una intervista a Yediot Aharonot dice testualmente: "Hezbollah è un partito politico, con membri di parlamento e ministri e, è vero, anche con missili Katyuscha. È un paradosso, ma questa è la realtà - una realtà con molte contraddizioni. Il nostro obiettivo è il disarmo delle milizie e quello di obbligare Hezbollah a divenire un ente unicamente politico, affinché il Libano sia una democrazia normale.
Anche quando lo Stato di Israele è stato fondato, vi erano partiti politici armati. Molte persone, allora, hanno dovuto disarmarsi", paragonando in pratica Hezbollah ai due movimenti israeliani Lechi e Etzel, organizzazioni clandestine di resistenza al mandato britannico che operarono prima della fondazione dello Stato di Israele, ma che non professavano la distruzione di altri Stati né colpivano i civili.
In pratica, gli islamisti illuminati ci accusano di essere in Libano per difendere gli interessi di Israele (e i nostri) ma intanto, proprio grazie alla presenza dei caschi blu, Hezbollah si riarma.
Il ministro degli Esteri definisce Hezbollah un partito politico, ma con i Katyuscha, e predica il riconoscimento politico di questo gruppo terrorista, mentre i nostri soldati sono proprio in mezzo a tutto questo ‘basso profilo’.
Tempo fa qualcuno diceva che in Medioriente ogni guerra ne prepara un’altra peggiore. Se ne sarà accorto il ministro degli Esteri?
Si sarà accorto che a Hezbollah non interessa nessun riconoscimento politico (perché dannarsi l’anima per una cosa che in pratica già hanno?). Avrà notato che nessuno ha consegnato un singolo fucile? Si spera che qualcuno nelle alte sfere si accorga presto di questo, perché gli israeliani non rimarranno per molto tempo a guardare Hezbollah che si riarma.
Loro il basso profilo non lo conoscono e presto presenteranno il conto, cioè chiederanno perché la risoluzione 1701 non viene applicata. Chiederanno cosa ci fanno tutti quei caschi blu armati di tutto punto nel sud del Libano. Poi chiederanno a tutti di andarsene perché inutili. E allora? Si spera che nessuno chieda di disarmare Israele.

(Pagine di Difesa, 25 ottobre 2006) Da Notizie su Israele 26 Ottobre 2006