ANGELO MARIA LUIGI COSSU

PRIMO PIONIERE DELL’EVANGELISMO SARDO

            Lo storico Giorgio Spini lo chiama Angelo Cossù Loy[1]. Non sappiamo perché. Sappiamo che Loi era il cognome dalla madre, Maria Simona Loi, mentre il padre si chiamava Giovanni Cossu Deriu.

            Nacque a Tresnuraghes (in prov. di Oristano) il 6 marzo 1832. Il prof. Giovanni Maria Muroni ci informa che nacque “nella casa magazzino situata di fronte alla corte baronale di proprietà delle nobili sorelle Sulas, delle quali il padre era servo-fattore”[2]. Il Muroni ci dice anche che “la munifica benevolenza delle nobildonne gli consentì di frequentare il seminario, e di raggiungere il sacerdozio”[3]. A questo punto il prof. Muroni, accennando ad un “percorso tutto da ricostruire”, fa un bel balzo in avanti e ci parla della sua venuta a Cagliari nel 1876 come “primo ministro sardo del protestantesimo evangelico”[4].

            Questo è un periodo molto importante da ricostruire, perché in esso avvenne la sua conversione all’evangelismo, la sua rinuncia al sacerdozio e la sua vocazione di ministro a pieno tempo nell’opera del Signore. In parte ci viene in aiuto il Giorgio Spini. Egli ci informa che il Cossu “fu sacerdote cattolico, poi nel 1854 prese il brevetto di maestro (di scuola elementare[5]); in tale qualità si trasferì nel 1861 a Guamaggiore[6] (paesino in prov. di Cagliari). “Successivamente – continua lo storico Spini[7] – uscì dal clero cattolico, si sposò e, passato sul continente, aderì al movimento evangelico.” Qui bisogna aprire una parentesi sul movimento evangelico, che ci aiuta ad inquadrare meglio la formazione spirituale del Cossu.

Il movimento evangelico è nato nel 1852 a Genova[8]. In un primo momento, ci informa lo storico Domenico Maselli, si è cercata la collaborazione della chiesa Valdese, ma poi, divergenze di natura ecclesiologica e politica ne determinarono la rottura nel 1854. In merito all’ecclesiologia, gli evangelici “ritenevano che la Santa Cena non dovesse essere presieduta da un pastore (consacrato) ma dovesse essere libera per tutti i fratelli”, inoltre “ritenevano di essere più intransigenti nei confronti della chiesa cattolica”. Sotto l’aspetto politico, “gli Evangelici erano radicalmente democratici, mentre i Valdesi vedevano di buon occhio il governo Cavour e i Savoia”[9]. In seguito, tra gli Evangelici stessi si sono venute a creare delle divergenze che hanno portato alla spaccatura del 1870 tra la Chiesa Libera da una parte che s’ispirava ad Alessandro Gavazzi, Francesco Lagomarsino e altri e quella che poi diventerà la Chiesa dei Fratelli dall’altra, che s’ispirava al conte Piero Guicciardini e Teodorico Pietrocola Rossetti.

Il Maselli riassume i motivi di questa spaccatura nel modo seguente[10]:

1.      vi era un diverso modo di intendere l’impegno civile e politico che per il Rossetti ed il Guicciardini dovevano passare in seconda linea rispetto alla predicazione del Vangelo, ma non così per il Gavazzi e gli altri;

2.      vi era un diverso modo di intendere l’organizzazione della chiesa, che secondo il Rossetti ed il Guicciardini doveva rimanere di tipo congregazionalista, mentre il Gavazzi e gli altri miravano ad una maggior organizzazione e regolamentazione secondo il modello presbiteriano, seguito anche dai valdesi[11];

3.      infine, era anche in discussione se avere un credo, una confessione di fede, oppure se il credo dovesse essere tutta la Bibbia, come sostenevano il Rossetti ed il Guicciardini.

In quegli anni, l’A.&. F.C.U, un’organizzazione interdenominazionale statunitense mandò come suo rappresentante in Italia l’americano William Clark[12]. Tra il 1867 ed il 1870 il Clark, “che non condivideva il radicalismo del Rossetti e del Guicciardini”[13], fondò a Milano una scuola per evangelisti, da cui, a detta del Maselli, “doveva uscire un gruppo di predicatori seguaci della tendenza del Gavazzi”[14]. Tra gli allievi di questa scuola ci informa lo storico Spini, ci fu il nostro Angelo Cossu[15]. Egli aderì pienamente alle idee del Gavazzi, tanto che, ci riferisce sempre il Giorgio Spini, nel 1870 egli “partecipò alla fondazione della Chiesa Cristiana Libera in Italia”[16].

Ma c’è un altro aspetto che non va trascurato, se vogliamo cogliere più pienamente la formazione spirituale del Cossu. Parliamo del fatto che uno dei suoi maestri nella scuola per evangelisti di Milano fu Francesco Lagomarsino[17]., di professione bilanciaio. Egli venne scelto nel 1856 dall’assemblea di Genova, in presenza del conte Guicciardini per iniziare un’opera pionieristica nell’Alessandrino. Ad esso verrà poi affiancato Teodorico Pietrocola Rossetti il quale diventerà per lui non solo un compagno di predicazione, ma anche un vero e proprio insegnante[18]. Col passare del tempo però, si crearono tra i due delle divergenze insanabili, che sono poi quelle che hanno prodotto la spaccatura del 1870 tra la Chiesa Libera e l’ala da cui nascerà la Chiesa dei Fratelli. A prescindere comunque da queste divergenze ecclesiologiche successive, pensiamo che il Lagomarsino continuava a portare dentro di se parte di quella formazione spirituale che il Rossetti gli aveva impartito in qualità di suo insegnante. Si può dunque presumere che parte di questa formazione sia stata trasferita anche sull’allievo Angelo Cossu.

Fino al 1872, Angelo Cossu fu evangelista a Edolo (comune in prov. di Brescia[19]), dove curava un gruppetto di sei credenti evangelici, frutto della predicazione di Giovan Battista Zucchi[20]. A Edolo egli riceveva uno stipendio grazie all’A.&. F.C.U.[21]. Il suo ministero in questo luogo fu “frustrato soprattutto dalla tenace resistenza del cattolicesimo locale”[22]. Spini racconta che “il Cossu si dette un gran da fare a Edolo, in Valtellina e in Valcamonica, ma si scontrò con implacabili ostilità clericali”[23]. Fu in questo periodo che scrisse La matrigna di Gesù Cristo, ossia relazione minima di una discussione con Don Domenico Faustinelli, curato in Capo di Ponte per Angelo Cossù, maestro evangelista in Edolo (Claudiana, Firenze 1871)[24]. E l’opposizione non fu solo clericale, “perché tentò anche di aprire una scuola a Edolo, ma gli fu impedito dal sindaco”[25]. Il Cossu stesso riferisce su “La Chiesa Libera” del 5 gennaio 1872, che “il sindaco ha organizzato un’accanita reazione contro di lui; il locale di culto è stato sporcato di sterco otto volte; la bottega dei fratelli Zapatti, coltellinai evangelici, è stata danneggiata; anche altri frequentatori delle riunioni evangeliche hanno avuto le porte di casa sporcate”[26].

Nel 1873 andò a Portoferraio, (in prov. di Livorno), dove prese il posto di Bernardo Bracchetto, il quale era stato mandato a Torino dall’assemblea della Chiesa Libera del 1872. A Edolo lasciò all’incirca una decina di persone[27].

Nel 1874 una grave crisi economica si abbatté sulla Chiesa Libera italiana, costringendola ad abbandonare molte attività. Molti evangelisti vennero licenziati, tra cui il Cossu, il quale, da ora in avanti non comparirà più negli elenchi dei partecipanti alle Assemblee Generali della Chiesa Libera italiana[28]. Come altri evangelisti della Chiesa Libera, anche il Cossu “passò dalla Chiesa Libera all’Unione Battista”[29] ed fu nella veste di predicatore battista che egli fece ritorno in Sardegna nel 1876, ove è interessante notare che, il primo opuscolo con cui si presentò nell’isola fu Anatomia del battesimo nella chiesa romana, stampato a Poggibonsi nel giugno dello stesso anno.

Da questo punto in poi, seguiremo il racconto del prof. Muroni come lo sviluppa nel suo libro Gente di Planaria. Qui leggiamo anzitutto dell’impegno evangelistico del Cossu nella città di Cagliari:

Compare a Cagliari il 6 giugno del 1876 e comincia a predicare e a diffondere il messaggio evangelico con volantini prodotti con una propria stamperia rudimentale. Ma già poche settimane dopo l’arrivo, si presenta con un opuscolo più impegnativo intitolato Anatomia del battesimo nella chiesa romana, stampato a Poggibonsi presso la tipografia di Federico Bassi. È una risposta a un corso di lezioni su Adamo e il peccato originale tenuto nella cattedrale dal canonico teologo Francesco Miglior”[30].

Gia da questo primo opuscolo diffuso in terra sarda si può notare l’impostazione anticlericale del suo ministero, e del resto non poteva essere altrimenti, vista la tenace resistenza che incontrerà, soprattutto da parte del clero. Il Cossu scrive:

“Certo, l’alta Chiesa Romana non vorrà perdonarmi tanta pubblicità; e me la ricambierà con un diluvio di vituperi e di esecrazioni come fece il Canonico Teologo contro lo spirito di Calvino e Lutero…massimamente quando avrà saputo che sono un ex-prete della Provincia ammogliato, e con prole; che mi sono spogliato, e mi sono scomunicato, ossia sono uscito dalla Chiesa Romana per poter professare il Cristo del puro Evangelo. [] Insomma, io, secondo l’Evangelo, sono certo delle carenze Canonico-Teologiche perché prima ero prete, ed ora sono cristiano.”

“Per l’alta chiesa Romana il Battesimo è un tesoro ch’essa solo può, e sa godere. Il vero scopo è sempre stato il Diritto del Sillabo. – La introduzione nelle famiglie – il monopolio della istruzione – il monopolio dei matrimoni – il monopolio delle cognazioni e delle dispense – IL COMPENSO DEL CELIBATO – la decima del frutto del lavoro – le disposizioni testamentarie…insomma, dissolutezza e rapina – Salvare i bambini da cotale Battesimo è salvarli da perpetua schiavitù”[31].

            Sicuramente questo tipo d’impostazione non gli facilitò il compito pionieristico che voleva compiere, ma neppure gli impedì di ottenere i suoi primi frutti. Fu con una certa soddisfazione, che, stando a quanto riferisce il Muroni, già nel maggio del 1877, poté “comunicare su un giornale evangelico della penisola, l’istituzione della prima comunità evangelica in Sardegna”. Ecco le parole del Cossu:

            “Ora sono lieto di poter informare i miei fratelli del continente della formazione di una Chiesa Cristiana Battista in Cagliari. Dopo varie difficoltà e persecuzioni suscitateci dai preti abbiamo avuto questa consolazione. La sera del 10 maggio 1877 sei credenti, cioè due celibi, due padri di famiglia e le loro rispettive mogli, vollero far professione della loro fede testimoniando con l’atto del battesimo. La testimonianza riuscì a reciproca soddisfazione. Nel darci poi la mano di associazione apparvero lacrime di gioia agli occhi di tutti, dopo, tutti noi battezzati ci firmammo in un registro dei membri per ordine progressivo. Queste sono le prime pietre vive del tempio del Signore in questa città”[32].

            In questo periodo, tuttavia, l’attività evangelistica del Cossu non fu limitata solo alla città di Cagliari. Anche nella natia Tresnuraghes ed in Planargia diffuse il suo opuscolo sul battesimo, suscitando, dice il Muroni, “l’ira del clero locale”[33]. E la risposta del clero non si fece attendere, addirittura nella persona stessa del vescovo della diocesi di Bosa, Eugenio Cano. A questo punto, il Muroni, documenta molto bene la forte polemica tra il Cossu ed il vescovo Cano. Quest’ultimo, dapprima incaricò il sindaco di Tresnuraghes di organizzargli un incontro con il Cossu, il quale però non si presentò, al che, il Cano fece seguire ben due omelie[34] ed una lettera pastorale[35], “acciò i fedeli vi trovino un antidoto contro il veleno del dogmatizzante, e il traviato abbia motivi a ravvedersi”[36]. Il Cano scrive ancora:

            “Si è fatto circolare in mezzo al popolo un libricciattolo, infelice nella sostanza e nella forma, e mancante di ogni qualunque prestigio di attraente novità, come sarebbesi potuto aspettare in chi dice di misconoscere l’importanza del battesimo negli infanti, in mezzo a un secolo che, in certo modo, usa battezzare solennemente per fin le navi, e le locomotive. Egli è ben vero che per un uomo serio non vale la pena di confutare ex professo libercoli ed errori che in se stessi recano la loro confutazione, anche per le contraddizioni palmari che vi si leggono. Per cui possiamo dire che nessuna traccia abbia lasciato il passaggio d’uno sventurato apostata, il quale altro non eccitò nei fedeli, che l’indignazione da una parte, e la compassione dall’altra. Preghiamo per la conversione di un nostro fratello traviato”[37].

            Le parole usate dal vescovo Cano furono alquanto forti e sicuramente molto lontane da quell’aria di ecumenismo che si respira oggi, e, se da un lato tradiscono una “certa sufficienza” ed “il tentativo di minimizzare il problema”[38], dall’altro non scoraggiarono certamente il Cossu dal continuare nella sua opera pionieristica, mettendo in campo altri scritti, citati dallo stesso Cano: Bestemmie Papali; Il Prete, la Messa ed il Popolo; Sfide e disfide. Anche stavolta il Cano partì al contrattacco, rincarando la dose. Così parlò del Cossu in una nota della sua Orazione panegirica all’Angelico Dottore San Tommaso d’Aquino nelle feste del VI centenario:

            “Dopo queste testimonianze in omaggio di S. Tommaso che compose l’ufficio intorno al Sacrificio Eucaristico, ed è uno dei più splendidi Maestri della dottrina cattolica, potranno i lettori da se stessi decidere in qual conto debba tenersi la vuota jattanza da trivio d’un ex-prete, che chiama il popolo cattolico schiavo di Roma Papale e vivente nella forzata ignoranza della verità religiosa; come l’oscuro apostata di Tresnuraghes ha scritto nell’ultimo libello: Il Prete, la Messa ed il Popolo. Ci voleva proprio la faccia sfrontata di un Giuda, e la spudoratezza d’un Apostata. Vorreste voi neppure sospettare che S. Tommaso non conoscesse la Bibbia e il vero senso delle parole di Cristo, molto meglio di Angelo Cossu?! Noi tutti preferiamo esser detti ignoranti come S. Tommaso, e cattivare il nostro intelletto alla fede, meglio che prostituirci a leggere i rancidi assurdi copiati dai libri dei protestanti ed anche della più bassa lega. Altro che puro Vangelo! Sono bestemmie mostruose”[39].

Dagli epiteti usati contro il Cossu si può ben capire che i termini della contrapposizione erano abbastanza forti. E bisogna registrare che i toni della polemica non erano solo di carattere religioso, ma anche politico. In una sua lettera dello stesso anno, il 1979, il Cano accusò il Cossu di “anarchico socialismo”. Prendendo spunto da queste parole intorno a Giovanni Battista: “Ricco di speranze messianiche sposava la libertà della giustizia, che è foriera della perfetta uguaglianza”, scritte dal Cossu nell’opuscolo Sfide e disfide, il Cano così si espresse:

“Dunque per non precipitare nei vortici del socialismo, è necessario pure non lasciarsi illudere dall’Evangelismo del protestantesimo: noi pure l’abbiamo provato. Perciò FF. e FF.DD., fuggite gli apostati, che come malefiche nubi senz’acqua, e bestemmiando quel che ignorano, vengono in mezzo a voi per corrompere le vostre menti ed i vostri cuori coll’irreligione, e per predicare una uguaglianza perfetta che è il gergo dell’anarchico socialismo”[40].

Il 16 maggio del 1879, Angelo Cossu scriveva sulla rivista "Il Seminatore":

"uno, nativo di Tempio, tanto ama il cibo della Parola, che in pochi mesi, ha progredito in conoscenza e santificazione, da  giustificare la sua fede, coll'esempio e colla predicazione, ovunque si trovi. E' capace di recitare quasi l'intero Evangelo, appoggiando qualunque argomento coi fatti analoghi."

Ritornando un attimo alla chiesa Battista di Cagliari, il Muroni ci informa che “nel 1881 contava già 15 membri” e nel 1885 venne affidata ad “un nuovo pastore, il maestro elementare Pietro Arbanisch che si dedicherà, con la moglie Giuseppina Lippi, anche all’istruzione popolare”[41]. Qui è interessante quanto riporta il Muroni, che “il primo ministro inglese W.Gladstone gli inviò una breve lettera di auguri, datata 13 febbraio 1889”[42].

Per quanto riguarda il Cossu, terminato il suo impegno cagliaritano, rientrò alla sua natia Tresnuraghes, da dove iniziò un opera pionieristica su più larga scala nel centro e nel nord dell’isola, costituendo, dice il Muroni, “gruppi evangelici nel paese natale, a Bosa, Oristano, Tempio, Aggius, Calangianus e Macomer[43]. È bello vedere come quest’intrepido pioniere del Vangelo, che ormai era sulla soglia dei sessant’anni, non si arrende, non va in pensione, ma continua imperterrito nella sua opera evangelistica, malgrado l’opposizione clericale che incontrava un po’ dovunque. Ed anche in questa nuova fase del suo ministero, il Muroni parla di “anatemi del parroco Mastinu di Tresnuraghes contro ‘il prete apostata’[44].

In questi anni scrisse Il padre nostro celeste ed il “Santissimo Padre” il papa: meditazione sull’orazione domenicale, Cagliari 1885, e Se il papa abbia ragione di essere, Tempio 1888.

Nella prima di queste opere si può leggere sin dalle sue prime battute quello che era il motto del Cossu in tutto il suo ministero: una fede genuina, ne annacquata ne timorosa, che si fonda in Gesù Cristo.             Queste le sue stesse parole:

            “Non vi ha sentimento più giusto di quello, che crede le cose che il Signore Iddio ci ha rivelate in Gesù Cristo. Solo tal sentimento è ciò che dicesi fede pura, la quale procede senza travestimento, e agisce senza timore” [45]..

Il Cossu era veramente animato da questo sentimento, perché ha sempre predicato un reale ritorno all’evangelo, e lo ha fatto senza compromessi e senza tentennamenti. Fino all’ultimo si è battuto affinché i suoi concittadini sardi e non solo, conoscessero l’evangelo di Gesù Cristo nella sua purezza. Egli era fermamente convinto che solo la predicazione del Vangelo poteva scuotere le persone da quell’ignoranza in cui li aveva proiettati il sistema cattolico romano. Così scrisse il Cossu:

“Pertanto, la più grande miseria è l’ignoranza in materia di Religione Evangelica, la quale soltanto può illuminare le menti, e rinnovare i cuori, e redimere l’Umanità”. “Ma il popolo si sveglierà; conoscerà la Verità, e si vergognerà della vilissima condizione impostagli dal prete; e allora il prete perirà”[46].

Il Cossu non è mai stato tenero con il sistema cattolico romano, identificato nel papa, nei preti e nei loro strumenti di dominio, e nei due opuscoli appena citati è meno tenero che mai. Tra questi strumenti, egli poneva, oltre al già citato battesimo dei bambini, anche la confessione auricolare e il divieto di leggere la Bibbia. In merito alla confessione auricolare egli scrisse:

“La confessione auricolare è la chiave magica del papa. Senza il confessionale non potrebbe esercitare la sua…influenza. Con codesta chiave il ‘santissimo papa’ e – per lui – i suoi preti chiudono il cervello, e aprono le borse; entrano nelle latèbre dell’animo e del cuore a spiarne i segreti, danno libertà al padroneggio per sfruttarne i rimorsi, ed insinuano la prostituzione; promuovono congiure contro al progresso religioso e morale, ed alle libere istituzioni; la usano come veleno e come pugnale sul cuore della Nazione che vogliono abietta ai piedi del loro ‘santissimo’….Il dogma della confessione auricolare è veramente il corno di Satana”[47].

Del divieto di leggere la Bibbia, il Cossu disse:
“Perché il papa non vuole che il popolo legga la Bibbia? – Il solo fatto è tal risposta bastante a persuadere che coloro i quali cercano nasconder la Luce mulinano cose malvage (Giov.3:20,21).…Ma che cos’è la Bibbia se non ‘la Lettera del Creatore alla Sua Creatura’?.…Se il rapire la lettera di un padre ai figli è già un enorme delitto, il rapire ‘la Lettera del Creatore alle sue creature’ per farsene un’esclusiva proprietà e spiegarla arbitrariamente convertendola in articoli di commercio è la negazione del diritto il più sacrosanto, epperò un prepotente inganno il più ingiustificabile”[48].

Sul sistema papale egli affermò:
“Il papa viene eletto tale, e, peggio ancora, dichiarato infallibile dai cardinali già creature e servi dei papi antecessori, epperò cardini del papato, egualmente aspiranti, perché tutti papabili, perpetuando così una falsissima istituzione per cupidigia di dominio, che mena a mille superstizioni ed eresie inclusivamente delittuose….La chiesa ossia la Gerarchia papale è una imponente esteriorità colla corruzione del cuore. Il papa non è che TENEBRE ABBAGLIANTI”[49].

Dei preti, categoria di cui fece parte anche lui, ebbe a dire:
“Il prete fugge la discussione con gli evangelici entro la sacra Scrittura, la quale è il suo più tremendo accusatore, e giudice inesorabile. Il prete non accetta discussione contro il suo DIO DI TERRA, e le sue dottrine di menzogna”[50].

Il Muroni conclude la sua ricerca sul Cossu, riportandoci alcuni dati sugli ultimi anni della sua vita, secondo cui, il nostro predicatore Tresnuraghese, si “stabilisce definitivamente a Macomer”, ivi “fonda la prima tipografia evangelica” e vi pubblica nel 1897 il suo ultimo opuscolo Della padronanza in religione[51]. In questo scritto, Cossu sferrò il suo ultimo attacco al clericalismo cattolico romano. Tra l’altro, scrisse:

“IGNORANZA, SUPERSTIZIONE, e TERRORE: ecco le vere colonne della potestà del prete di qualsiasi religione. Il codice della Chiesa Cristiana è il puro Evangelo che dice salute per grazia, mediante la fede: dal che risulta dover essere la fede in Dio e nel Cristo un atto liberissimo, esclusivamente personale. Infatti Gesù Cristo ci chiama, dicendo: chi ha sete venga e chi vuole prenda dell’acqua della vita gratuitamente (Apoc.22:17), e io non caccerò fuora chi viene a me (Giov.6:36). Andare al Signore il Cristo ossia a Dio col profondo sentimento di peccatore ansioso di salute è ciò che dicesi sola vera Religione”[52].

Angelo Maria Luigi Cossu morì a Macomer nel 1904.

Tonino Mele

 


[1] Giorgio Spini, L’evangelo e il Berretto Frigio (Editrice Claudiana, Torino 1971)

[2] G.M.Muroni, Gente di Planaria, pg.143 (Progetto Sardegna, Quartu S.Elena 1998)

[3] ibid.

[4] ibid.

[5] Il corsivo è mio;

[6] op.cit, pg. 37 – La fonte da cui Spini cita questi avvenimenti è “La Chiesa Cristiana Libera” I [1872], n°1, giornaletto quindicinale pubblicato a Milano dal 1° Maggio 1872 al 15 Gennaio 1873 da Francesco Lagomarsino.

[7] Ibid.

[8] D.Maselli, “Credere e Comprendere”, 19/20 1979, pg.5).

[9] Ibid.

[10] op.cit., pg.6,7

[11]Vedi anche Giorgio Spini, op.cit. pg.215, 238)

[12] op.cit. pg. 35

[13] Giorgio Spini, op.cit. pg.29

[14] D. Maselli, Tra risveglio e millennio, pg. 241, (Editrice Claudiana, Torino 1974);

[15] op. cit. pg.36,37;

[16] op. cit. pg. 37

[17] op.cit. pg. 35, 36

[18] D. Maselli, Tra risveglio e millennio, pg.122,123,126,127, (Editrice Claudiana, Torino 1974);

[19] Il corsivo è mio;

[20] op.cit. pg. 54

[21] op.cit. pg. 60

[22] op.cit. pg. 77

[23] ibid.

[24] ibid.

[25] ibid.

[26] op. cit. pg. 88;

[27] op.cit. pg. 58, 77;

[28] op.cit. pg. 80;

[29] op. cit pg. 37, 98;

[30] op.cit. pg.143

[31] Angelo Cossu, Anatomia del Battesimo nella chiesa romana (Poggibonsi 1876), pg.3, 4-5, 13. Il Muroni riferisce di aver il libretto inserito dal Poma in una raccolta di opuscoli (Opuscoli 13 VII) intitolata “Le relazioni dell’Italia colla Bibbia” (Arch. di Stato di Cagliari, collocazione: 25-1305)

[32] op. cit., pg.144. Dice il Muroni che questa lettera è stata tratta dall’opuscolo Testimonianze, del pastore Inguanti, scritto in occasione del 60° anniversario della fondazione della comunità cagliaritana, la quale è riportata in GAM, Un secolo di evangelismo in Sardegna (1877 – 1977), nel fascicolo celebrativo del 110° anniversario della Chiesa Evangelica Battista di Cagliari, Cagliari 1987.

[33] Ibid

[34] E.Cano, Due omelie intorno al Sacramento del Battesimo che si amministra agli infanti (Tip.Vescovile, Bosa 1878)

[35] E.Cano, Lettera pastorale undecima. Pensieri e affetti in omaggio del Sommo pontefice Leone XIII (Tip.Vescovile, Bosa 1878)

[36] Ibid, pg.35-36

[37] E.Cano, Due omelie… pg.7

[38] G.M.Muroni, op.cit., pg.145

[39] E.Cano, Orazione panegirica all’Angelico Dottore San Tommaso d’Aquino nelle feste del VI centenario (Tip.Vescovile, Bosa 1879), pg.16

[40] E.Cano, Lettera sul socialismo (Tip.Vescovile, Bosa 1879), pg.87-88,73)

[41] G.M.Muroni, op.cit., pg.146

[42]Ibid. Dice in nota il Muroni di aver trovato questa lettera “presso il fondo Autografi della Biblioteca Universitaria di Cagliari”.

[43] Ibid

[44] Ibid, pg.147

[45] A.Cossu, Il padre nostro celeste ed il “Santissimo Padre” il papa: meditazione sull’orazione domenicale (Cagliari 1885), pg.5

[46] A.Cossu, Se il papa abbia ragione di essere (Tempio 1888), pg.72,74

[47] A.Cossu, Il padre nostro…, pg.32

[48] A.Cossu, Se il papa…, pg.3,4,6,7,9

[49] Ibid, pg.20, 76

[50] Ibid, pg.73

[51] Le opere del Cossu di cui siamo a conoscenza sono: La matrigna di Gesù, Firenze 1871; Anatomia del Battesimo nella chiesa romana, Poggibonsi 1876; Il prete, la messa e il popolo, Roma 1879; Dei sette sacramenti, ossia a che serve il prete, Cagliari 1885; Il padre nostro celeste ed il “Santissimo Padre” il papa: meditazione sull’orazione domenicale, Cagliari 1885; Se il papa abbia ragione di essere, Tempio 1888; Della padronanza in religione, Macomer 1897.

[52] A.Cossu, Della padronanza in religione, Tip.Evangelica, Macomer 1897, pg.1-2